di Mirko Lombardi
Lo stallo su Savona è sicuramente una vicenda politica che tocca sia aspetti di sovranità popolare che principi costituzionali come la forma di governo, i trattati internazionali e la tutela del risparmio. La delicatezza di questi temi impone la necessità
di una attenta riflessione sull’accaduto, al fine del mantenimento della democrazia e dei principi costituzionali, inutile dirlo, in discussione in questi giorni. Insomma, occorre calma e sangue freddo da parte di tutti. Opinione pubblica compresa. Giudicare un comportamento, sia dal punto di vista dell’opportunità politica che da quello della legittimità istituzionale, in particolar modo da parte della più alta carica dello Stato, può portare a giudizi affrettati se si guarda il fatto di per sé. Occorrerebbe, invece, ed è questa la mia intenzione, considerare come si è arrivati a questa decisone e chi sono stati i protagonisti e quali sono stati i loro comportamenti, nonché quali conseguenze avrebbe portato una decisione diversa.
Il 27 maggio, giorno della mancata formazione del governo M5S-Lega, è considerato da molti l’inizio di una delle fasi più critiche della Repubblica, sia dal punto di vista politico che istituzionale. Se si pensa al nome di Savona come la motivazione scatenante dell’accaduto, si rischia di sottovalutare la comprensione di questa crisi che in realtà coinvolge attori e processi politici, istituzionali, sociali ed economici. Europa e Spread (che vengono semplicisticamente definiti come “poteri forti”, “interferenze esterne” e spesso addirittura “Germania”) sembrano essere i due temi dominanti nei quali il caso “Savona” si inserisce o addirittura dai quale nasce. Tenterò qui di fare chiarezza su questi due temi e come essi abbiano influenzato le vicende politiche.
Euro, Europa ed Europeismo
L’ultimo sondaggio dell’Euro-barometro[1]sulla percezione dei cittadini riguardo all’appartenenza all’UE rivela alcuni dati apparentemente contrastanti che rispecchiano le recenti dichiarazioni di Savona sull’Europa. Solo il 35% degli italiani ritiene l’adesione all’UE un fatto positivo, il 24% lo ritiene negativo mentre il 37% non lo giudica né un bene né un male. Ben il 58% degli italiani è convinta che l’UE stia andando nella direzione sbagliata e solo il 18% pensa che stia facendo bene. Nonostante questi dati poco confortanti, il 48% dichiara di sentirsi “Europeo” e ben il 61% ritiene che le ragioni e i valori che legano gli Stati all’UE siano più importanti delle ragioni e delle differenze che li separano, esprimendo quindi una voglia di “Unione”. Dunque, stare insieme sulla base di valori condivisi è più sentito dell’appartenenza europea che è a sua volta più sentita del giudizio positivo nei confronti dell’operato dell’Unione attuale. Sebbene a prima vista questi dati possano essere contrastanti, questa classifica di opinioni potrebbe rappresentare una chiave di lettura per le vicende politiche attuali, in particolare su quanto e come il M5S e la Lega possano essere considerati anti-Euro nonché sul caso Savona.
Per comprendere meglio la questione, dovremmo cercare di suddividere in categorie le possibili opinioni che si hanno nei confronti dell’Europa, così da rendere più nette e chiare le posizioni. Per semplificare, utilizziamo 4 categorie dove troveremo termini spesso usati ed abusati, soprattutto negli ultimi mesi.
- Eurofilo: colui che accetta il sistema senza se e senza ma e che auspica una ulteriore integrazione su queste basi.
- Euro-critico:colui che, pur considerando l’unione un valore fondamentale e positivo, ne critica alcuni aspetti fondamentali, ma che, tuttavia, rimarrebbe all’interno del sistema, nonostante la sua immutabilità o resistenza al cambiamento.
- Euro-scettico: colui che nutre scetticismo a priori per entità sovranazionali e che ne rimarrebbe legato solo in presenza di un vantaggio (immediato e concreto) per il proprio Stato e che non esiterebbe a separarsi, in qualche caso anche in maniera brusca ed irruente, qualora questo vantaggio venisse meno.
- Euro-fobico:colui che nega l’utilità di un apparentamento stabile e continuativo con qualsiasi entità sovranazionale; uscirebbe dell’UE senza se e senza ma.
Tentare di collocare i partiti politici all’interno di una di queste categorie risulta non semplice, se non per le formazioni politiche o movimenti extra-parlamentari come Casa Pound o Forza Nuova. Persino il partito +Europa esprime idee non totalmente “eurofile” prevedendo alcune riforme pro-unione. Il problema, oggi, si pone per i due partiti protagonisti delle vicende politiche e della sintesi programmatica da essi derivante: M5S e Lega. I due partiti di maggioranza infatti oscillano tra Euro-criticismo “hard” ed Euro-scetticismo, con qualche aspetto di Euro-fobia da parte della Lega. Il M5S è stato sempre considerato un partito ideologicamente e programmaticamente fluido, non stupiscono dunque i cambi di rotta repentini. La Lega, viceversa, è un partito solido e legato saldamente a valori ben netti fin dalla sua nascita; proprio per questo, stupisce la scelta di Savona. Il discusso Professore, al centro della diatriba politica, ha chiaramente esposto, con un comunicato del 27 maggio le sue idee sull’Europa[2], tra le quali:
- assegnare più funzioni e poteri alla BCE;
- attribuire al Parlamento Europeo e alla Commissione ulteriori poteri legislativi;
- creare una scuola comune per l’affermazione del consenso sulla nascita di un’unione politica.
In sostanza, egli ha dichiarato più volte la volontà di realizzare pienamente gli obiettivi del tanto contestato “Trattato di Maastricht”. Alla luce di questi punti, difficilmente si potrebbe inserire Savona nella categoria euroscettica, tantomeno in quella euro-fobica. Se inserissimo questi punti nell’agenda del partito +Europa o nei movimenti pro-UE (Comitato Ventotene o Giovani Federalisti Europei) potremmo anche paradossalmente non notare contraddizioni.
Come giustificare dunque il veto del Presidente Mattarella alla nomina di Savona come Ministro Economia e Finanza (MEF) sulla base del suo anti-europeismo? La giustificazione non può essere nelle opinioni politiche e sui punti programmatici sopra elencati (come già detto marcatamente pro-Unione) né sulla presentabilità o autorevolezza della persona. Il motivo potrebbe essere il ruolo, ovvero il dicastero assegnato. Il perché lo vedremo in seguito.
Lo Spread
Lo “spread”, con una traduzione fasulla, potremmo anche chiamarlo “spettro” per quanto esso susciti animati dibattiti pubblici, tensione e paura; a ragione, data la sua importanza. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Il primo elemento essenziale è quello di scindere lo spread dalle politiche UE. Spesso l’opinione pubblica (e purtroppo anche qualche politico) tende a confondere, mischiare, mescolare e legare in maniera banale l’aumento dello spread e la “presunta” malevolenza dell’UE nei nostri confronti, parlando in modo indistinto di “salotti”, “corti”, “tecnici”, “stranieri”. Questa tendenza è data da un approccio psicologico “estero-fobico”, una categoria estremizzata dell’euro-fobia. L’estero-fobia (riscontrabile in diversi contesti socio-economici) è quel meccanismo mentale per cui tutto ciò che non ha nome italico o non rientra all’interno dei confini nazionali è considerato come minaccia, invasione, sopruso, sfruttamento ma soprattutto “complotto”. In questo approccio, la fonte del complotto non è mai determinata con chiarezza ma è definita genericamente come “straniero” o “poteri forti”. Sebbene EURO, politiche UE e BCE possano influenzare l’andamento dello spread (vedi Quantitative Easing), il suo rialzo dipende essenzialmente dalle politiche di bilancio nazionali.
Tendenzialmente, esso si abbassa quando gli attori che ci prestano denaro ritengono che la politica di bilancio permetta di restituire i debiti (nei termini previsti), mentre si alza quando questa certezza diminuisce o addirittura viene meno. Inoltre, ma non mi soffermerò su questo aspetto, l’alto livello del debito pubblico indica che “chi ci presta i soldi” abbia già parecchi titoli nel proprio portafoglio e sia, quindi, meno propenso ad acquistarne ancora. Una politica in deficit, dunque, aumenterebbe comunque lo spread in maniera esponenziale, mettendo a rischio tutta l’Eurozona, e solo un’unione politica e fiscale che vada ben oltre quella monetaria potrebbe rappresentare una soluzione (esclusi i miracoli), creando uno scudo alle speculazioni dei mercati. Questa soluzione trova in Savona un esponente di spicco, collocandolo nella categoria degli euro-critici in senso fortemente “Europeista”.
Credibilità e Aspettative: l’enorme contraddizione
Chiariti questi due elementi e come Savona si inserisce all’interno, dobbiamo capire che cosa è andato storto. A mio parere, come accennato all’inizio, è necessario che si consideri la questione come processo e non come fatto singolo, processo in sui si è profilata un’enorme contraddizione che non riguarda il rapporto Savona-Europa-mercati, ma il rapporto Lega-M5S-Governo-Presidente della Repubblica. Sarebbe un’ipocrisia pensare che i giudizi dipendano in via esclusiva dai fatti (non ancora realizzati) e non dalle “aspettative” dei mercati e dalla “credibilità” nella politica. Sarebbe un errore colossale. La contraddizione tra la visione dell’UE di Savona con le dichiarazioni piuttosto esplicite di Salvini “faremo l’opposto di ciò che ci chiedono i mercati e Bruxelles” è alla base della sfiducia che ripongono non solo i mercati, le istituzioni UE e le cancellerie europee, ma anche di colui che ha la “responsabilità” di nominare un governo credibile (a livello istituzionale) per la stabilità del paese: Mattarella. Il programma M5S-Lega, infatti, svuota sostanzialmente la possibilità di manovra non solo del Presidente del Consiglio, ma anche del MEF. La portata di riforma dei trattati, infatti, richiederebbe tempi lunghissimi di realizzazione e, in attesa di questi, il Ministro dell’Economia sarebbe stato comunque obbligato a rispettare il programma. In deficit! Lo scontro con i mercati e con l’UE sarebbe stato inevitabile e profondo, mettendo a repentaglio anche future possibilità di riforma.
Mentre l’inevitabilità di procedere in deficit (dovuta al programma non governativo, anzi extraparlamentare) e alzare lo spread in attesa di una “aleatoria” revisione dei Trattati ha aumentato le paure dei mercati, le contraddizioni nell’approccio pro-Unione di Savona e le dichiarazioni esplicite della Lega (e in passato di Savona stesso) hanno minato la credibilità internazionale del possibile governo. La velocità (e voracità) dell’economia obbliga gli operatori ad una valutazione molto più rapida (non necessariamente meno accurata), spesso riferendosi a dichiarazioni o impostazioni del passato per “stimare” il futuro. Non tenerne conto è un errore. Insomma, nell’era della globalizzazione non c’è tempo per il “lasciateci fare e poi giudicateci”. I mercati e le influenze esterne ci sono sempre state ed hanno sempre influito nei processi decisionali; è solamente la velocità con il quale si esprimono che è cambiata. Sorprendersi, alzare un muro, isolarsi (anche solo a parole) dall’unico contesto politico (l’Europa) capace di controllare, regolare, razionalizzare e politicizzare questo processo è un errore ancor più grave. La decisione di Mattarella nel porre un veto sul nome di “Savona”, e, si badi bene, veto non sul Governo giallo-verde, non si può ascrivere ad una scelta di merito, ma ad un percorso e un processo di formazione della maggioranza e del governoche lo ha portato a giudicare poco credibile e pericoloso per la tutela del risparmio, in particolare se al centro del contenzioso c’è il Ministero dell’Economia. Savona in un ministero differente potrebbe non creare queste tensioni e addirittura rappresentare una risorsa più utile (Ministero per gli Affari Europei???). Il Percorso giudicato da Mattarella ha uno spettro temporale più ampio rispetto alla mera mancata nomina del 27 maggio. Esso include toni, dichiarazioni, consuetudini, prassi politiche e istituzionali contraddittorie o quantomeno inusuali che abbracciano la campagna elettorale, il post-voto, le consultazioni e la fase contrattuale del programma. Le recentissime vicende politiche, da Cottarelli al ritorno di una possibilità Lega-M5S apre nuovi scenari degni di ulteriori interpretazioni. Per scoprirle seguiteci!!!
[1]www.europarl.europa.eu/pdf/eurobarometre/2017/2019ee/two_years_until_ee2019_synthesis_en.pdf
[2]https://scenarieconomici.it/comunicato-prof-paolo-savona/