di Michela Picchio
L’alfabetizzazione emotiva come “vaccinazione” psicologica per giovani emotivamente intelligenti
Uno studio condotto dagli psicologi della “W. T. Grant Foundation di San Francisco” sui programmi di prevenzione degli abusi sessuali
dimostra che le informazioni e le istruzioni di base quali distinguere tra contatti “buoni” e “cattivi”, mettere in guardia in merito ai potenziali pericoli e l’esortazione a riferire agli adulti in caso di abuso o rischio eventuale sono di scarsa utilità nell’aiutare i giovani a fare qualcosa per evitare di diventare vittime di un compagno prepotente.
Lo studio effettuato mette in luce che i migliori programmi educativi sugli abusi prevedono diversi livelli di istruzione, proposti più volte durante la carriera scolastica. A questi giovani viene insegnato il far valere la propria volontà e l’affermare i propri diritti, anziché rimanere passivi. I genitori, inoltre, vengono coinvolti nel trasmettere gli stessi insegnamenti forniti a scuola. Ragazzi con una più ampia istruzione sugli abusi sessuali sono tre volte più pronti a denunciare l’abuso ed hanno maggiore consapevolezza nel saper riconoscere quando una situazione sta diventando pericolosa, prima che inizi il contatto fisico. Tale preparazione rende i ragazzi più propensi a contare su un adulto se accade qualcosa di spiacevole. Si è constatato che gli adolescenti sottoposti ad un programma di autocontrollo sono meno turbolenti in classe, nutrono sentimenti più positivi verso se stessi e hanno minore probabilità di fare uso di alcool e droghe. Questo metodo educativo prende il nome di alfabetizzazione emotiva ed è una più ampia informazione e formazione sulle fondamentali competenze emozionali e sociali; fornisce, inoltre, una sorta di “vaccinazione psicologica” estendibile a svariate forme di prevenzione.
Alla base della competenza emotiva vi è l’identificare, l’esprimere e il controllare i sentimenti, il frenare gli impulsi e il rimandare le gratificazioni, controllando la tensione e l’ansia. Queste abilità permettono di trovare soluzioni creative nelle situazioni sociali difficili e di riconoscere i confini della propria persona per rispettarli e farli rispettare. Un giovane emotivamente competente può combattere importanti fattori di rischio come l’ansia, la depressione, la chiusura in se stessi, i problemi sociali, le difficoltà nell’attenzione e nella riflessione, la delinquenza e l’aggressività. Le abilità emozionali e l’intelligenza emotiva permettono di risolvere positivamente i conflitti interpersonali, di avere più fiducia in se stessi e di non auto-incolparsi se accade qualcosa di negativo. Giovani così istruiti sanno che è possibile poter contare su una rete di sostegno costituita da insegnanti e genitori a cui rivolgersi. I dati disponibili in ricerca indicano che l’intelligenza accademica sembra non offrire la preparazione a superare le difficoltà o a cogliere le opportunità della vita. Nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella emotiva e interpersonale; queste sono volte alla comprensione degli altri, delle loro motivazioni e a scoprire come sia possibile cooperare con essi. Sarebbe auspicabile pensare a una formazione scolastica che preveda non solo di educare attraverso l’affettività ma di includere l’affettività stessa come materia d’insegnamento. Questo approccio fornirebbe ai giovani le abilità per prevenire le varie situazioni di rischio e offrirebbe loro l’occasione di crescere come persone in grado di sapere, saper fare e saper essere.
Il progetto VIDA YOUTH ha come obiettivo quello di sviluppare queste tematiche e diffonderle attraverso gli istituti scolastici, coinvolgendo docenti, insegnanti, educatori, genitori, psicologi ed esperti nel settore. Un workshop tematico si terrà in Ancona, dal 14 al 16 febbraio 2017. L’incontro prevedrà la discussione dei contenuti educativi da affrontare in merito al tema della violenza, verranno elaborati percorsi metodologici, strumenti e risorse educative.
Per seguire le attività e i risultati progettuali visita il sito www.vida-youth.net
Per ulteriori informazioni e per contribuire al progetto contatta: info@associazionecommunia.org
Riferimenti bibliografici
Goleman, D. (1966). Intelligenza Emotiva. Milano: Rizzoli.
Beebe, A. & Lachmann, F.M. (2002). Infant Research e trattamento degli adulti. Un modello sistemico-diadico delle interazioni. Tr. it. Milano: Raffaello Cortina, 2003.
Tronik, E. (2008). Regolazione Emotiva nello sviluppo e nel processo terapeutico. Milano: Raffaello Cortina Editore.